Appartamento in Palazzo Balestra, Roma

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Appartamento in Palazzo Balestra, Roma
palazzo balestra

Appartamento in Palazzo Balestra, Roma

Appartamento in Palazzo Balestra, Roma

€ 6.500.000

587 m² circa superficie appartamento   Floor size apartment 587 sq.m. approx.

133 m² circa superficie commerciale/garage  Floor size Commercial Space or car space 133 sq.m. approx.

L’appartamento da ristrutturare si trova a brevissima distanza dai più importanti siti turistici e culturali di Roma: Piazza Venezia e l’Altare della Patria, il Pantheon, Palazzo di Montecitorio, Piazza di Spagna e la Trinità dei Monti, il Colosseo, Piazza Navona e il Foro Romano.

Planimetria Floor Plan Stato attuale

 

palazzo balestra

 

Piazza S.S. Apostoli

Questa storica piazza ospita il bellissimo edificio, palazzo Muti-Papazzurri, poi Balestra, con una stretta fronte barocca, attribuito ad un allievo del Bernini, Mattia De Rossi, che lo avrebbe costruito nel 1644. Qui vi abitò e vi morì il cardinale Enrico di York, figlio del re d’Inghilterra Giacomo Stuart. Il portale, affiancato da colonne ioniche, sul cui architrave si legge il cognome Balestra, è sovrastato da un balcone. Un arco che scavalcava la via dell’Archetto univa il palazzo all’altro edificio dei Muti Papazzurri situato in piazza della Pilotta.

ABITO’ QUESTO PALAZZO ENRICO DUCA POI CARDINALE DI YORK CHE FIGLIO SUPERSTITE DI GIACOMO III D’INGHILTERRA PRESE IL NOME D’ENRICO IX IN LUI NELL’ ANNO MDCCCVII S’ESTINSE LA DINASTIA DE’ STUARDI

THERE LIVED IN THIS PLACE HENRY, DUKE LATER CARDINAL OF YORK WHO, SURVIVING SON OF JAMES III OF ENGLAND TOOK THE NAME OF HENRY IX. IN HIM IN THE YEAR 1807 THE HOUSER OF STUART EXPIRED

palazzo balestra

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Nella piazza sono presenti anche altre due residenze gentilizie: palazzo Guglielmi e palazzo Odescalchi.

Palazzo Guglielmi fu fatto costruire nel Cinquecento dai Cybo, passò poi agli Altemps, agli Isimbardi, alla Santa Casa di Loreto e poi ai Ruffo i quali, come ricorda una lapide sullo scalone, vi accolsero l’imperatore Giuseppe II d’Austria. Successivamente passò in proprietà dei Guglielmi di Vulci, che lo fecero rinnovare nel 1873 dall’architetto Gaetano Koch, il quale cancellò l’intero aspetto cinquecentesco a favore di uno stile eclettico tipico dell’architettura di fine Ottocento.

Palazzo Odescalchi presenta l’ingresso principale sulla piazza ed un altro secondario su via del Corso; l’edificio sorse sull’area del turrito palazzo dei Benzoni e, ristrutturato da Carlo Maderno nel 1622 probabilmente per i Ludovisi, che lo ebbero per pochi anni, fu ricostruito dal Bernini nel 1665 per conto della famiglia Chigi, i quali lo acquistarono dai Colonna nel 1661. I Chigi nel 1745 lo vendettero agli Odescalchi, i quali allargarono l’edificio affidandone l’incarico a Nicola Salvi ed a Luigi Vanvitelli. Due portali fiancheggiati da colonne sorreggono due balconi con lo stemma degli Odescalchi, mentre lesene composite racchiudono il primo ed il secondo piano terminante con un cornicione arricchito da grosse mensole e sovrastato da una balaustra. All’interno uno spazioso cortile rettangolare, opera del Maderno, fiancheggiato da grandi arcate su colonne doriche, è arricchito da numerose statue. Il palazzo ospitò per qualche anno, dal 1699 al 1702, la regina Maria Casimira, vedova del re di Polonia Giovanni III. 

Mattia de Rossi (Roma, 14 gennaio 1637 – 2 agosto 1695) è stato un ingegnere e architetto italiano, allievo del Bernini, attivo soprattutto a Roma.

Storia del Palazzo

La famiglia Muti aveva le proprietà in quest’area fin dal ‘300. Nel 1435 nel testamento di tale Giovanni Paolo Muti vengono menzionate le case ed una torre. Prima del definitivo rifacimento seicentesco, la residenza appare raffigurata da una veduta del Maggi del 1625 con altana e grande scalinata sulla piazza. In questo periodo viene affittata dai Muti ad alcuni cardinali. Nel 1612 nel palazzo risiedeva il Cardinal Gonzaga, subentrato al Cardinal Bianchetti. Nel palazzo Vincenzo Muti ospita fra il 1627 e il 1631 il pittore francese Charles Mellin, allievo di Vouet, che vi ha lasciato due centri di volta affrescati e Claude Gellè, celebre paesaggista francese, che realizza quattro grandi paesaggi sulle pareti di una sala, oggi scomparsi. I soffitti decorati da Mellin rappresentano una Gloria, raffigurata insolitamente con le sembianze del mitico Curzio in atto di gettarsi dalla rupe, e la Fama alata che suona la tromba, circondata da rilievi e statue antiche in un giardino aperto. Le nuove decorazioni interne del 1719 sono del pittore Giovan Angelo Soccorsi che nella galleria al piano nobile realizza un’Allegoria della Religione Cattolica e una Allegoria della Fede, ancora visibile. Il cardinal Enrico di York, figlio di Giacomo III, divide in due la galleria e la fa ridecorare in stile pompeiano dal suo pittore di fiducia, Giovan Battista Marchetti. Un ultimo intervento decorativo avviene alla fine dell’ottocento, quando Alessandro Muti Papazzurri, già conte Savorelli, fece ricostruire la cappella interna nel 1851, con disegni del conte Vespignani e vengono dipinti in stile pompeiano una galleria ed alcune stanze al piano nobile. Il palazzo viene rinnovato dal marchese Giovan Battista Muti fra il 1643 e il 1644. Nel 1719 la Camera Apostolica prende in affitto il palazzo per ospitarvi Giacomo III Stuart, pretendente al trono d’Inghilterra. Il papa Clemente XI Albani accorda al sovrano cattolico in esilio la sua protezione e ne sostiene le rivendicazioni sul trono di Gran Bretagna, passata all’eresia anglicana. Per questo Alessandro Specchi, architetto ed incisore, realizza nuovi tramezzi, pavimenti, camini e probabilmente il cortile con archi a sesto ribassato. La famiglia Muti Papazzurri si estingue con Raffaele nel 1816 ed il palazzo passò in proprietà del marchese Livio Savorelli, discendente per via femminile.

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Stato di fatto

 

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Rendering del progetto di ristrutturazione

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